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Eventi del giorno
"Poesì". Incontri culturali dedicati alla lettura critica della "Commedia di Dante". Domenica 24 giugno alle ore 11.00
Luogo: Museo Archeologico Provinciale di Salerno
Evento dal 21-06-2018
al 24-06-2018
LA SIRENA DI DANTE

Il XXI canto del “Purgatorio” nelle sale del Museo Archeologico

Il XXI canto del "Purgatorio", domenica mattina 24 giugno alle 11, sarà letto e analizzato da Rino Mele al Museo Archeologico Provinciale di Salerno. Un canto straordinario che vede uniti tra loro, in un legame luminoso, tre poeti, Stazio, Dante e Virgilio. Questi ultimi due stanno per lasciare il quinto girone dove gli avari pagano la loro pena (distesi per terra a piangere ininterrottamente) quando avvertono una presenza, un'ombra, che cammina alle loro spalle. Nel dialogo che segue, Virgilio chiede a colui che li ha appena salutati ("Deo vi dia pace") di spiegare il significato del violento terremoto avvertito alla fine del canto precedente ("Quando io sentii, come cosa che cada, tremar lo monte"). Quel terremoto - dice il nuovo venuto - non è un evento fisico, ma l'interpretazione della gioia perché un'anima ha terminato la sua dolorosa purificazione ("Tremaci quando alcuna anima monda / sèntesi"), ed è proprio quell'ombra che parla ad essere ormai libera di salire verso il Paradiso. In questo progressivo svelamento narrativo Virgilio chiede all'anima sconosciuta chi sia. Qui avviene un sorprendente colpo di buon teatro: nel rispondere a Virgilio l'ombra (che non conosce il suo interlocutore) parla con ammirazione proprio di Virgilio. Dice di essere un poeta, Stazio, autore della "Tebaide" e di un poema che ha per protagonista il "grande Achille", aggiunge d'essere nato in Gallia, a Tolosa, e d'essersi presto trasferito a Roma: tutto quello che ha scritto lo deve allo studio innamorato dell'Eneide ("l'Eneida dico, la qual mamma / fummi, e fummi nutrice, poetando"). Stazio esalta, quindi, Virgilio e non sa che parla proprio con lui! Dante ne sorride. Stazio chiede il senso di quel complice riso. Così il gioco di rimandi svela l'intreccio, tanto che Stazio sembra dimenticare il suo cammino verso il Paradiso e "già s'inchinava ad abbracciar li piedi / al mio dottor". Un canto, questo XXI, di rara bellezza in cui Dante cade in un'inesattezza: Stazio non è nato a Tolosa ma a Napoli (dove forse è anche morto).
 


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