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Eventi del giorno
"Poesì". Incontri culturali dedicati alla lettura critica della "Commedia di Dante". Domenica 04 novembre, ore 11.00
Luogo: Museo Archeologico Provinciale di Salerno
Evento dal 02-11-2018
al 04-11-2018
Canto VII Paradiso

Paradiso canto VII. Lettura di Rino Mele

Il canto VI del Paradiso è terminato con l'esaltazione di un personaggio straordinario, Romeo da Villanova, povero e generoso, che arricchisce e migliora il signore di Provenza, conte Berengario IV, e la sua contea, e innocente l'abbandona quando l'invidia lo mette in cattiva luce presso il suo signore: "E se il mondo sapesse il cor ch'elli ebbe / mendicando sua vita a frusto a frusto, / assai lo loda e più lo loderebbe". Il VII canto s'apre con un inno di lode ("Osanna, sanctus Deus") ed è un testo arduo per dottrina e analisi: Dante si pone il problema del rapporto tra il superbo errore di Adamo, "quell'uom che non nacque", e il sacrificio di Cristo sofferto per pagare quell’errore e riscattare l'umanità. Il settimo canto del "Paradiso", che, domenica 4 novembre, Rino Mele criticamente legge nella sala grande del Museo Archeologico Provinciale di Salerno, è il centro dell'analisi teologica di Dante: "L'uomo e Dio sono a confronto", ha detto Mele, "Adamo e Cristo che aprono e chiudono la storia dell'umanità". Cristo riscatta l'errore non misurabile di Adamo prima della caduta. Ma per le misteriose contraddizioni della storia, perché questo avvenga un nuovo gravissimo torto bisogna perpetrare, l'uccisione di Cristo innocente che richiederà un nuovo feroce risarcimento (o "vendetta" come dice Dante): la distruzione di Gerusalemme da parte dell'imperatore Tito - per aver osato gli Ebrei (“Giudei li chiama Dante nel 47° verso”) far crocifiggere Cristo - ne diventa continuazione e conseguenza. È apparente il profondo dialogo con Beatrice perché quest'ultima non ha bisogno di ascoltare le parole di Dante ma legge nella mente di lui i pensieri ancora inespressi. È un essenziale canto didattico in cui luminosamente - quasi a riassumere l'affresco tracciato - Beatrice termina dicendo che non ci sarà mai niente di più tragicamente grande (“sì alto o sì magnifico processo”) dal primo giorno della creazione del mondo all'ultimo della sua fine, della morte di Cristo-Dio sulla croce.


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