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Strade provinciali - Per la manutenzione occorrono risorse economiche

Nel 2017, tutti i Presidenti delle Province hanno depositato esposti alle Procure per dettagliare la condizione di crisi sui territori e i rischi per la sicurezza dei cittadini.

A metterlo in chiaro è il Presidente dell’UPI Achille Variati.

Perché il punto, per le Province, non è destinare o meno i soldi incassati alla sicurezza (la polemica del momento sui gestori autostradali), ma che soldi non ne abbiano affatto.
Lo Stato non gliene dà quasi più.

Ora, dopo il crollo del ponte a Genova, il Governo parla di piani straordinari per controlli e manutenzioni.

Ma si riferisce in particolare a strade provinciali, visto che per le autostrade i gestori hanno già soldi propri e sono obbligati ad usarli attraverso le convenzioni.

Per realizzare nuovi piani occorrerebbero censimenti, al fine di sapere quali e quante strutture ci sono e quante sono a rischio.

Occorrono risorse.

Si parlò di censimenti e piani già quando, nell’ottobre 2016, ci fu il crollo di Annone: un cavalcavia della Provincia di Lecco crollò sotto il peso di un trasporto eccezionale sulla trafficata statale 36 uccidendo un automobilista.

L'incidente portò una proliferazione di divieti di transito ai mezzi pesanti e dimostrò che mancava il coordinamento fra i vari enti proprietari di strade.

Ora Variati lancia l’allarme.

“Le Province italiane gestiscono 130mila chilometri di strade e almeno 30.000 tra ponti, viadotti e gallerie. Con i tagli indiscriminati della manovra economica del 2015 è diventato impossibile programmare la manutenzione, che è determinante per garantire la sicurezza. I tecnici delle Province ormai sono costretti ad effettuare i controlli a vista”.

Strade

Di fatto, in questi ultimi anni, molte Province sono state costrette a restituire all'Anas la competenza sulle strade che avevano acquisito.

“Quando il pericolo è evidente – prosegue Variati - l'unica possibilità che abbiamo è di chiudere tratti di strada. Siamo arrivati ad oltre 5.000 chilometri di strade, compresi ponti e viadotti, chiusi per frane, smottamenti o perché insicuri, e su oltre il 50% della rete viaria siamo stati costretti a fissare il limite di velocità tra i 30 e 50 chilometri orari”.

Per questo, è stato chiesto da mesi un incontro al ministro Toninelli, per fare il punto della situazione e ribadire l'urgenza di un fondo nazionale che consenta di mettere in sicurezza le strade provinciali.

“L'emergenza non è solo sbloccare fondi per gli investimenti - chiarisce Variati - ma garantire le risorse per i controlli, per le verifiche statiche, per la manutenzione ordinaria

STRADE

indispensabile per la sicurezza, soprattutto per i manufatti in cemento armato costruiti negli anni 60 e 70. Servono procedure rapide e risorse dirette”.

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