L’amore e la libertà al Museo Archeologico
Il canto XVIII del “Purgatorio” è come un fiume nel quale si riversi un rigoglioso affluente, vi si parla della libertà dell’uomo e dell’amore. Due temi importantissimi che, senza confondersi, si arricchiscono vicendevolmente, quello del libero arbitrio (il giudizio e la scelta delle proprie azioni) e l’altro, l'amore che nessuna forma vivente - nemmeno le stesse piante, lo dice Dante nel "Convivio" - può evitare. Domenica mattina 3 giugno, come sempre alle 11, nella sala del Museo Archeologico Provinciale, per la Fondazione di Poesia e Storia che dirige, Rino Mele terrà una lettura critica di questo straordinario canto. L'inizio delinea il rapporto tra padre e figlio, tra maestro e discepolo, tra Virgilio e Dante: "Però ti prego, dolce padre caro, / che mi dimostri amore, a cui reduci / ogni buono operare e il suo contrario". Dante gli chiede di parlargli, seguendo una dimostrazione razionale, del grande tema dell'amore (che già occupa parte del canto precedente). E Virgilio pensosamente parla, ma è Dante che discute con se stesso, seguendo tracce della filosofia scolastica, e di san Tommaso in particolare: "Così l'animo preso entra in disire / ch'è moto spiritale". Un dialogo - questo tra i due poeti - d'inarrivabile luce. Sullo sfondo s’ingrandisce l’enigma dell’uomo stretto tra natura e ragione. La suggestiva scelta della Fondazione di Poesia e Storia Exmachina di leggere, senza alcun stacco, tutta la “Commedia” di Dante ha in questo canto XVIII del “Purgatorio” uno dei momenti più alti di quel luminoso cammino tra le ombre.