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Eventi del giorno
"Poesì". Incontri culturali dedicati alla lettura critica della "Commedia di Dante".
Evento dal 18-01-2019
al 20-01-2019
Poesì Incontri culturali dedicati alla lettura cri

IL CANTO XVIII DEL PARADISO AL MUSEO ARCHEOLOGICO PROVINCIALE
Domenica mattina alle 11, nella suggestiva sala del Museo Archeologico Provinciale, la lettura critica della Commedia ad opera della Fondazione di Poesia e Storia. Rino Mele interpreterà analiticamente un canto indimenticabile, di straordinaria fascinazione, il XVIII del Paradiso: dal cielo di Marte, dove Dante ha lungamente dialogato col suo trisavolo Cacciaguida, il poeta e Beatrice sua guida si ritrovano - per misteriosa forza divina - nel cielo superiore, il sesto, quello di Giove dove gli spiriti giusti teatralizzano in modo ineffabile la loro disposizione alla somma virtù della giustizia: “Come augelli sorti di rivera, /quasi congratulando a lor pasture, / fanno di sé or tonda or altra schiera, / sì dentro ai lumi santi creature, / volitando cantavano”. Una scena indimenticabile, di una forza che solo il cinema, seicento anni dopo, avrebbe potuto osare. Le anime che riempiono il cielo si spostano con la velocità e la perfetta grazia degli uccelli e disegnano coi loro corpi luminosi una grande frase che traduce la loro ansia d’amore civile: “E faciensi / or D, or I, or L in sue figure”. Le anime cantano e trasvolano veloci e, solo quando si mutano in scrittura, tacciono quietate nella loro infinita letizia. La frase che riempie il cielo è un ammonimento ai potenti della terra, richiesta di giustizia che le anime felicemente concorrono a fissare, con la luce delle loro lievi e intense presenze: una proposizione Che Dante ha preso dalla Bibbia, dal Libro della Sapienza, e sembra la voce di Dio che risuona nell’universo: “Diligite iustitiam qui iudicatis terram”. Amate la giustizia, voi che giudicate la terra. Intanto, il cielo di Giove sembrava argento trapunto d’oro. Ma ecco che il prodigio non s’arresta, la lettera finale, la “M”, si trasforma in una grande aquila. Dante ne è sbalordito e chiama Dio maestro dei maestri: “Quei che dipinge lì, non ha chi ’l guidi, / ma esso guida, e da lui si rammenta / quella virtù ch’è forma per li nidi”. 


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